Impianti idro-sanitari per edilizia civile ed industriale

La funzione dell’impianto idrico, è quella di distribuire l’acqua calda e l fredda ad uso sanitario fino a ciascun punto di erogazione previsto nella nostra abitazione.

Progettazione dell’impianto

L’alimentazione idrica avviene generalmente con derivazione dall’acquedotto urbano.
Dal punto di presa principale (acquedotto, autoclave, serbatoio) inizia la rete cha va ad alimentare i vari gruppi di utenza.
La fase successiva prevede la valutazione del tipo di impianto idrico da installare all’interno del fabbricato, le proporzioni ed il calcolo per determinare i diametri delle tubazioni.
Per le distribuzioni interne sono utilizzate:
tubazioni in acciaio,rame o plastica .

Materiali tubazioni

  1. l’Acciaio: al giorno d’oggi, è scarsamente impiegato in quanto richiede l’utilizzo di molteplici raccordi (con incremento dei tempi di posa e dei costi di manodopera), è soggetto a fenomeni di corrosione e può rilasciare nell’acqua sostanze contaminanti. Inoltre l’acciaio zincato è facilmente soggetto a fenomeni di deposito di calcare e conseguente riduzione della sezione, nonché a fenomeni di foratura a causa delle correnti galvaniche.
  2. Il Rame: rappresenta un ottimo materiale per il trasporto di acqua, ha una durata sicuramente maggiore rispetto all’acciaio zincato, ha, però un costo superiore agli altri materiali.
  3. Il Multistrato: i nuovi tubi multistrato, resistenti e flessibili sono adatti per tutti gli impianti idrotermosanitari e raffreddamento a pavimento e circuiti per la distribuzione idrica. impianti idrici sanitari, di riscaldamento, ad alta temperatura e a bassa temperatura ( radiante). L’ultimo ritrovato tecnologico è rappresentato dai tubi in multistrato insonorizzati.
  4. Il PVC: oggi si usano, quasi esclusivamente i tubi in plastica, in quanto rispondono alle migliori caratteristiche richieste per questo tipo di impianti: igiene, resistenza alla corrosione, durevole nel tempo, sicurezza nelle giunture e nei raccordi e costi inferiori a quelli degli altri materiali. Il marchio, applicato alle tubazioni in PVC, ne certifica la provenienza da aziende selezionate e la loro conformità alle norme vigenti. Garantisce inoltre la qualità del prodotto che è realizzato con additivi sostenibili ed è sicuro e affidabile.

Impianti di smaltimento e depurazione delle acque reflue

Le acque reflue sono le acque che, dopo l'utilizzo in attività domestiche, industriali e agricole, rifluiscono. Sono chiamate anche "acque di scarico". I fabbricati devono essere dotati di un sistema di scarico delle acque reflue.
Il fine principale di un sistema di scarico è l’allontanamento controllato delle acque usate per evitare pericoli alla salute.
Solitamente tali acque vengono distinte in:

  • acque nere, provenienti dagli apparecchi igienico-sanitari dei bagni, in particolare wc;
  • acque saponose bianche, prodotte in apparecchiature nelle quali vengono utilizzati detersivi come lavelli da cucina, lavabi, lavabiancheria ecc.
  • acque grasse derivanti dalle cucine. Tutti i componenti di un sistema di scarico quali tubi, raccordi, esalatori, pozzetti, vasche di raccolta, pompe e simili devono rispondere a ben precise caratteristiche qualitative e normative. Generalmente per la realizzazione delle reti di scarico vengono utilizzate le tubazioni nei seguenti materiali: in materiale plastico (polietilene ad alta densità, PVC o polipropilene); in grés; in calcestruzzo.
Per far fronte al problema della rumorosità creata dal passaggio dell’acqua all’interno delle tubazioni, si ricorre alla creazione di tubazioni fonoassorbenti, mediante l’applicazione di rivestimenti idonei a tale scopo. Un sistema di scarico è suddivisibile, dal punto di vista funzionale, in cinque parti delle quali le prime due sono sempre presenti e le altre possono esserci o meno in relazione alle esigenze da soddisfare:
  1. parti destinate al convogliamento delle acque (raccordi, diramazioni, colonne e collettori)
  2. parte destinata alla ventilazione primaria
  3. parte destinata alla ventilazione secondaria
  4. raccolta e sollevamento delle acque sottoquota
  5. trattamento delle acque
In un appartamento vi sono stanze in cui si desidera distendersi, avendo a disposizione tutti i comfort, ed essere circondati da un'atmosfera piacevole e rilassante. Una di queste, è sicuramente il bagno, non a caso le attrezzature e gli ambienti dedicati al benessere del proprio corpo (come saune, bagni turchi e vasche idromassaggio), sono collocati sempre nelle stanze da bagno. Per rendere possibile tale desiderio, ecco alcuni utili consigli:

Tipi di impianto di carico

L’impianto idrico per il bagno si può effettuare sia con i sistemi tradizionali (un tubo per l’acqua calda e uno per l’acqua fredda) che partono dalla colonna, e si allacciano ad ogni sanitario, ripartendo poi per collegare quello attiguo. Un altro sistema che è possibile effettuare, è quello con l’allaccio al collettore.

L’allaccio al Collettore

Questa tipologia di impianti non prevede alcun tipo di giunzioni o saldature sotto il pavimento, offrendo una garanzia dal punto di vista della tenuta, in caso di improvvisi sbalzi di pressione o altro.
Un altro vantaggio del sistema a collettore, è che la variazione di portata di un sanitario risulta minima nel caso di utilizzo contemporaneo di altra utenza. Nella “distribuzione a collettore”, ogni rubinetto è servito singolarmente da un proprio tubo, che parte da un collettore centrale di distribuzione.
Questo sistema permette di effettuare riparazioni a un singolo punto di distribuzione, senza ricorrere alla chiusura dell’impianto generale. Questo sistema, però, implica anche degli svantaggi che sono: innanzi tutto, una disponibilità di spazi superiore a quella di cui, in genere, dispongono le stanze da bagno. Il collettore, infatti, è composto da un “quadro” di riferimento, a cui confluiscono tutte le tubature dei singoli sanitari.
Questo, occupa un discreto spazio all’interno del bagno (spesso richiede una parete dedicata). Inoltre risulta piuttosto antiestetico, in quanto, lo sportello di chiusura rimane a vista, pregiudicando l’estetica del bagno. Comporta, infine, un maggior numero di tubi da posizionare, perché ogni tubo (uno per l’acqua calda e uno per quella fredda) parte dal collettore e va al sanitario. Negli impianti tradizionali, invece, vi è un unico tubo che collega tutti i sanitari. I vantaggi, offerti dal collettore, si possono raggiungere anche con l’applicazione di rubinetti filtro (intercettazioni di chiusura) che vengono posizionati dietro ogni servizio igienico che chiudono l’acqua solo per questo sanitario. Inoltre questi rubinetti, come indica il nome stesso, possiedono dei filtri che trattengono le scorie che vengono trasportate dall’acqua (come sabbia, residui geologici, ecc.). Non è consigliata, però, l’applicazione di questi rubinetti, per i sanitari a parete, in quanto rimanendo nascosti, non sono più praticabili, perdendo quindi, la loro utilità, costituendo, anzi, un ostacolo per la rimozione delle scorie, in caso di otturazione dei filtri.

Posizionamento dei sanitari all’interno del bagno

Vi sono delle misure standard, da rispettare, affinché il vostro bagno sia comodo e funzionale. Occorre, infatti, rispettare delle distanze minime tra gli apparecchi igienico sanitari stessi e le superfici di movimento davanti e lateralmente ad essi.

I sanitari

Il lavabo

L’industria dei sanitari, come per ogni altro componente d’arredamento, è alla continua ricerca di nuovi design, da inserire in ambienti moderni ma anche di rivisitazione di vecchi modelli, perché, anche per l’ambiente bagno, il classico non tramonta mai. Il mercato offre, quindi, una vasta scelta di modelli

 

 

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Impianto gas

Con riferimento alle applicazioni civili, per impianto gas si intende un impianto costituito da diversi componenti, tra cui i principali sono: l'impianto interno, i collegamenti, le predisposizioni, il punto di riconsegna, il punto di inizio, le tubazioni, le guaine, i giunti, i dispositivi di intercettazione, le prese pressioni.

Per impianto interno gas si intende l'insieme delle tubazioni che partono dal punto immediatamente a valle di quello di consegna e raggiungono le varie apparecchiature gas; un impianto gas domestico è in particolare un impianto nel quale la potenza dei singoli apparecchi collegati, e la somma degli stessi, è non superiore a 35 kW, indipendentemente dalla finalità di riscaldamento, cottura e/o produzione di acqua calda sanitaria.
I collegamenti agli apparecchi utilizzatori dalla tubazione principale possono essere di vari tipi e materiali, generalmente i piani cottura sono collegati con tubi di acciaio flessibile mentre le caldaie con tubi rigidi.

Componenti Impianto Gas casalingo

Analogamente possono essere di varie natura le predisposizioni, esse possono essere edili e/o meccaniche e generalmente sono relative alla ventilazione ed alla aerazione dei locali nei quali devono essere installati i piani cottura, essendo la maggior parte delle caldaie di tipo C a camera stagna e tiraggio forzato, che possono essere installate anche in locali privi di aerazioni e ventilazioni.
Il punto di consegna o di riconsegna è quello nel quale la proprietà del combustile gassoso cessa di essere dell'ente distributore e diventa dell'utente, mentre per punto di inizio dell'impianto gas si intende quello in cui è posto il primo elemento dell'impianto soggetto alla applicazione della norma; il punto di inizio generalmente è posto immediatamente a valle del misuratore o contatore gas installato dall'ente distributore.
A valle di un contatore può esserci, ad esempio, una diramazione con una  chiusura a monte di un impianto gas domestico; la chiusura definisce il punto di inizio dell'impianto gas domestico e può trovarsi anche relativamente lontana dal misuratore o contatore gas, mentre la tubazione a monte della derivazione può proseguire alimentando una centrale termica con potenza termica superiore a 35 kW e quindi soggetta a  norme diverse dall'impianto gas interno.
Le tubazioni di un impianto gas sono di quattro tipi, rame, ferro, polietilene e multistrato, ogni tipo di materiale è destinato ad una specifica modalità di posa. Il rame inguainato si utilizza per i percorsi interni agli edifici, sottotraccia o per quelli esterni agli edifici con installazione a vista, con quest'ultima modalità di installazione che può essere realizzata anche con le tubazioni in ferro; le tubazioni in polietilene sono utilizzate per i percorsi interrati all'esterno degli edifici, quelle in multistrato da circa un anno utilizzabili anche in Italia possono sostituire quelle in rame per i percorsi interni agli edifici.
A completamento delle tubazioni devono esserci sempre elementi come le guaine incombustibili ed i giunti di transizione e quelli dielettrici:
 i primi in caso di cambiamento di materiale, come il passaggio dalle tubazioni interrate in polietilene a quelle in ferro a vista; i secondi a protezione dalle correnti galvaniche delle tubazioni in ferro a contatto con il terreno; le guaine di materiali incombustibili , invece, devono rivestire le tubazioni negli attraversamenti murari sia perimetrali che interni agli edifici.
I dispositivi di intercettazione o chiusure sono d'obbligo per sezionare gli impianti di lunghezza superiore ai 25 m, devono essere inoltre poste prima di ogni apparecchio e nei punti cruciali degli impianti: all'inizio, prima dell'entrata nell'edificio, a monte di ogni derivazione, etc. La loro installazione deve essere sempre a vista.
  La presa pressione ed il regolatore immediatamente all'inizio dell'impianto permettono di verificare ed eventualmente regolare la pressione del gas in essi.


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Funzione dell'impianto idraulico

L'impianto idraulico di un edificio deve provvedere ad assolvere tre funzioni fondamentali: procurare l'acqua necessaria per i bisogni alimentari (bere e cucinare), di igiene personale e di lavaggio di biancheria e stoviglie; distribuire quest'acqua ai vari locali della casa in cui deve essere disponibile; smaltire le acqua nere, quelle cariche di soluzioni saponose, detersivi, rifiuti organici e altro.
In alcuni casi possono essere presenti dei sottosistemi ausiliari all'impianto idraulico, come l'impianto di potabilizzazione dell'acqua domestica, un sistema per addolcirla, un sistema di filtraggio meccanico.
Un impianto domestico, pertanto, ha lo scopo di fornire acqua all'edificio e di provvedere allo smaltimento di quella di scarico.
La terminologia corrente definisce acque chiare quelle potabili in arrivo dall'acquedotto mentre quelle nere sono quelle di scarico di cui abbiamo in precedenza parlato.

lavello

Come si sviluppa l'impianto idraulico

L'impianto si sviluppa attraverso una o più colonne verticali di adduzione (a seconda dello sviluppo in pianta dell'edificio) da cui si diramano le tubazioni di distribuzione ai vari piani dell'edificio, ed una o più colonne verticali di diametro maggiore, di smaltimento delle acque nere.

In corrispondenza di ogni alloggio c'è una presa delle acque chiare da cui si dipartono i tubi dell'acqua fredda, nonché quelli di scaldabagni e caldaie per la fornitura di acqua calda.
In corrispondenza di ogni apparecchio, poi, c'è uno scarico la cui tubazione confluisce nella colonna delle acque nere. Questa colonna si sviluppa fino in alto, dove termina con un piccolo comignolo o sfiatatoio, che permette di sfiatare aria e gas e consente che avvenga un corretto smaltimento, senza rigurgiti e malfunzionamento di sifoni.
Non sempre l'acqua arriva direttamente ai rubinetti dalle tubazioni di adduzione, ma spesso essa confluisce precedentemente in un'autoclave, sorta di grande serbatoio al cui interno viene mantenuta una pressione sufficiente per far confluire l'acqua anche ai piani più alti. Spesso, infatti, la pressione propria dell'acquedotto non è sufficiente.

tubo

Negli edifici più piccoli è spesso presente un serbatoio nel sottotetto, che entra in funzione quando la pressione non basta. Esso contiene al suo interno un galleggiante collegato ad un rubinetto: quando il livello dell'acqua si abbassa, il rubinetto si apre e mette in funzione la pompa che porta l'acqua dall'acquedotto; quando il livello è risalito, il rubinetto viene chiuso e si arresta l'afflusso.
Il serbatoio è dotato di uno scarico del troppo pieno che entra in funzione nel caso in cui questo sistema non dovesse funzionare.
Ogni impianto è dotato di un rubinetto principale collegato con il contatore che permette di misurare il consumo di acqua.
Il rubinetto principale permette di chiudere completamente l'impianto in caso di manutenzione o quando la casa resta disabitata a lungo. In questo caso, infatti, è meglio escludere l'impianto dall'afflusso di acqua, sia per evitare allagamenti e perdite dovute a guasti, che per impedire rotture delle tubazioni dovute al gelo. All'interno di ogni singolo appartamento esistono poi uno o più rubinetti di intercettazione che permettono di escludere solo una parte dell'impianto, mentre la restante rimane in funzione.
Di solito tutte le tubazioni di scarico dei vari apparecchi corrono nella parte bassa delle murature e nel pavimento, culminando in una braga sistemata sotto la tazza del water e in cui confluisce lo scarico del water stesso.

Subito a valle di ogni apparecchio igienico è sistemato il sifone, un dispositivo che consente il passaggio dell'acqua verso lo scarico ma rimane sempre parzialmente pieno, in modo da impedire la risalita di gas maleodoranti verso l'ambiente. I sifoni hanno varie forme e sagome, ma sono tutti smontabili almeno parzialmente, in modo da poter essere ispezionati. Infatti la presenza di un corpo estraneo può trattenere capelli, sapone o residui di cibo e impedire il regolare deflusso d'acqua. Nel caso in cui, invece, l'ostruzione oltrepassi il sifone e vada ad intasare il tubo di scarico, il guasto è più serio e richiede l'intervento di un idraulico. Ogni apparecchio sanitario, esclusi water e doccia, è dotato di una bocchetta del troppo pieno, posta a circa 10 cm dal bordo, collegata direttamente al sifone e da questo allo scarico. In questo modo, nel caso in cui ci si dimenticasse un rubinetto aperto a tappo chiuso, l'acqua defluirebbe verso lo scarico e non traboccherebbe dal bordo.
Si tratta, però, di una sicurezza parziale: la bocchetta e il condotto sono infatti dimensionati per un rubinetto lasciato aperto a metà, altrimenti il sistema sarebbe troppo ingombrante, costoso e antiestetico.


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Impianto di riscaldamento

Un impianto di riscaldamento è un impianto termico per la produzione e la distribuzione di calore.
In ambito civile si intende il sistema usato per riscaldare ambienti abitativi o lavorativi.
Altri ambienti possono essere i mezzi di trasporto. Quando il riscaldamento viene erogato dagli stessi dispositivi che forniscono anche raffrescamento e altre eventuali variazioni del microclima locale (ventilazione, umidificazione), viene detto di condizionamento o di climatizzazione.

Un po' storia

Gli Antichi Greci si dotarono di impianti di riscaldamento, facendo passare l'aria calda prodotta da una fornace negli spazi sotto il pavimento fino a dei bocchettoni nel muro. Questi sistemi sono noti col nome di "ipocausto".
Sistemi simili sono stati documentati in Corea, chiamati "ondol", al tempo dei Tre Regni (37 a.C. - 668 d.C.). L'ipocausto è rimasto in uso nel bacino del Mediterraneo per molti anni del basso Medioevo. Nel XII secolo, alcuni ingegneri in Siria realizzarono impianti più avanzati, nel quale l'aria calda veniva trasferita attraverso dei condotti nel pavimento.
Questo sistema venne largamente adottato nei bagni pubblici di tutto il mondo islamico medioevale. Nel XIII secolo i monaci cistercensi re-introdussero il riscaldamento centralizzato nell'Europa cristiana usando acqua prelevata dal fiume scaldata da fornaci a legna.
Il monastero di Nostra Signora della Ruota (fondato nel 1202) sul fiume Ebro nella regione dell'Aragona (Spagna) è un ottimo esempio di tale realizzazione. Verso il 1700 gli ingegneri russi avevano iniziato ad usare l'acqua per gli impianti di riscaldamento.
Il Palazzo d'Estate (1710-1714) di Pietro il Grande a San Pietroburgo è il miglior esempio di questa tecnologia.
Appena più tardi, nel 1716, viene usata l'acqua anche in Svezia. Il passaggio all'applicazione industriale avvenne in Francia quando Jean Simon Bonnemain (1743-1830) adottò questa tecnica per una cooperativa costruita a Château du Pêcq, vicino Parigi. Angier March Perkins sviluppò e installò alcuni dei primi sistemi a vapore negli anni attorno al 1830.
Il primo fu installato nella casa del Governatore della Banca d'Inghilterra John Horley Palmer per consentirgli di far maturare l'uva nel freddo clima inglese.

Tipologie

La caratteristica di un impianto di riscaldamento è di generare il calore in un punto e trasferirlo ad altre zone.
Gli impianti di riscaldamento si classificano per:

  • Combustibile o fonte di energia usato: carbone, gasolio, gas, legna, energia geotermica, solare o elettrica, teleriscaldamento;
  • Tipologia e dimensioni: impianti autonomi (una unità abitativa), impianti centralizzati;
  • Tecniche e mezzi e temperature di immagazzinamento e trasferimento del calore: convezione, irraggiamento, aria, acqua (vapore), ferro, alluminio, inerti (piastrelle, calcestruzzo);
  • Efficienza e compatibilità con l'ambiente: valutate per emissioni CO2, costo totale, efficienza.
Il metodo più diffuso per generare il calore è di bruciare un combustibile fossile in una caldaia. Il calore viene usato per riscaldare l'aria, l'acqua o il vapore e questi vengono convogliati verso il locali di destinazione attraverso opportuni condotti. Solitamente l'impianto di riscaldamento è abbinato all'impianto di produzione di acqua calda sanitaria e ha la caldaia in comune. Le differenze tra i sistemi usati dipendono da fattori quali:

  • la disponibilità o economicità del combustibile o della fonte primaria di energia. Ad esempio, dove c'è abbondanza di legna, gli altri combustibili hanno poca giustificazione. Dove è molto sviluppata la rete di distribuzione del gas (alcune regioni italiane ad esempio) fanno preferire il gas della rete a combustibili che richiedono stoccaggio e trasporto (es. gasolio o carbone). Dove è possibile il teleriscaldamento, sarà preferibile alla costruzione e manutenzione di nuovi impianti autonomi;
  • la dimensione e il numero degli ambienti da scaldare. Per trasferimenti di distanze brevi può essere sufficiente usare l'aria calda, ma per grossi impianti è più efficiente l'acqua calda o il vapore;
  • leggi e sistemi economici: dove sono in vigore normative che prediligono fonti di energia rinnovabile, alcuni combustibili fossili tenderanno a sparire (es. carbone, gasolio), a favore di energia solare, gas, o legna.

Generatori di calore

La caldaia è un'apparecchiatura che trasforma l'energia di un combustibile in calore e lo rende disponibile in un circuito contenente acqua o aria che ha la funzione di distribuire il calore negli ambienti ed eventualmente nell'acqua dell'impianto sanitario.

Trasferimento del calore

Un impianto che usa l'acqua calda per il trasporto del calore, in genere include:

  • Una caldaia
  • Sistema di alimentazione della caldaia (tubi del gas, eventuale magazzino o serbatoio del combustibile);
  • Sistema di scarico della caldaia (canne fumarie, scarichi e sfiati);
  • Il sistema di circolazione dell'acqua calda: tubi, valvole, bypass;
  • Una pompa che fa circolare l'acqua calda in un sistema chiuso a pressione. Nel caso di impianto a circolazione naturale la pompa non è presente;
  • Caloriferi: pannelli a circolazione d'acqua, che trasferiscono il calore dell'acqua all'ambiente circostante.

Impianto a radiatori o caloriferi

Il circuito dell'acqua verso i caloriferi può essere:

  • Monotubo: un anello unico, che ad ogni radiatore ha una valvola a tre vie, con un ingresso, un ritorno verso l'anello e una derivazione verso il radiatore. Questa valvola può essere più o meno aperta verso il radiatore, ma non deve interrompere la circolazione dell'acqua nell'anello.
  • Bitubo: ad ogni radiatore arrivano due tubi, da cui si ottengono due derivazioni (T), uno per l'andata, l'altro per il ritorno. La valvola al radiatore è a due vie, e determina la quantità dell'acqua che va al radiatore. Se è chiusa l'acqua continua a circolare fino all'ultimo radiatore dove il tubo dell'andata si chiude sul ritorno.
La temperatura dell'acqua nei radiatori deve essere in genere superiore ai 50 gradi centigradi.

Impianti a circolazione naturale a radiatori o caloriferi

Questo tipo di impianto, perlopiù bitubo, veniva usato quando ancora la pompa per la circolazione dell'acqua non esisteva, e sfrutta il principio fisico per cui l'acqua calda tende a muoversi verso l'alto richiamando l'acqua fredda dai radiatori più lontani.

Impianti a pavimento

La circolazione dell'acqua avviene in una struttura poggiata sul pavimento e coperto dalla superficie calpestabile.
Attraverso un tubo disposto in modo da coprire possibilmente tutta la superficie di ogni locale, si fa passare acqua calda (in media da 35-40 gradi C.) che a sua volta riscalda massetto ed il pavimento, con una massima superficie consigliabile di 40m2.
Il calore viene scambiato attraverso irraggiamento alle superfici verticali ed il soffitto e per effetto secondario l'aria.
Un impianto a pavimento, detto anche "a pannelli radianti", innalza la temperatura media delle superfici e di conseguenza con la stessa temperatura operativa, di comfort, si può mantenere la temperatura dell'aria più bassa. L'impianto a pavimento è più efficiente di impianti a convezione e portano ad un risparmio min. del 10% a parità di edificio riscaldato, ma di contro ha un costo elevato di installazione nonché di manodopera per la manutenzione.
Norma che regola gli impianti "radianti": Uni En 1264.

Vapore

Gli impianti che fanno circolare il vapore sono simili a quelli con acqua calda. La componentistica dell'impianto deve essere tarata su temperature e pressioni molto più elevate.

Aria

Nei sistemi dove si usa l'aria calda, il riscaldamento dell'aria può essere locale, ad esempio con un termoconvettore costituito da una fonte di calore (focolare, stufa, resistenze elettriche, pompa di calore) e ventole, oppure remoto, e l'aria calda convogliata verso i locali attraverso dei tubi. Il riscaldamento dell'aria è un sistema usato spesso nei grandi spazi delle fabbriche o dei capannoni. Nei locali ristorante o mensa spesso si osserva l'uso di tubi di stoffa con dei forellini per la diffusione del calore, sospesi vicino al soffitto.

Pannelli o superfici radianti ad accumulo

Dove vi è una notevole escursione termica tra il giorno e la notte, si adopera con successo la tecnica dell'accumulo giornaliero e il rilascio notturno, ad esempio strutturando i muri della casa in modo che assorbano notevoli quantità di calore dal sole per poi rilasciarlo dopo il buio.

Struttura e dimensione degli impianti

Impianti centralizzati

Gli impianti centralizzati hanno il vantaggio della scala: con un'unica macchina grande si può riscaldare un intero edificio.
Di contro, la gestione di un impianto grande richiede la conciliazione dei diversi usi del sistema nei singoli locali. Vi sono diverse topologie possibili dell'impianto centralizzato negli edifici:

  • a condotti centrali: che hanno un unico punto di ingresso per ogni piano o zona e si diramano successivamente
  • a condotti paralleli

Termoregolazione e contabilizzazione del calore

Attraverso valvole termostatiche installate sui singoli elementi, ogni unità immobiliare può regolare la temperatura in modo indipendente.
Alcuni impianti dispongono di un contatore in grado di ripartire i consumi per ogni singola unità immobiliare. La contabilizzazione del calore è obbligatoria in Lombardia (L.R. 24/2006) e Piemonte. Nel resto d'Italia, la normativa nazionale (decreti legislativi 192/2005 e 311/2006) prevede l'installazione di impianti con contabilizzazione del calore solo nelle nuove costruzioni.

Distacco dall'impianto centralizzato

A partire dall'entrata in vigore della Legge 220/2012, per il distacco dall'impianto di riscaldamento centralizzato non è più necessaria la delibera dell'Assemblea: è sufficiente dimostrare che dal distacco non derivano "notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini".
Il condomino che si distacca è comunque tenuto al concorso alle spese di manutenzione straordinaria e di messa a norma.

Considerazioni ecologiche e di efficienza energetica

La necessità di un impianto di riscaldamento in un clima temperato è giustificato spesso dallo scarso isolamento termico dell'edificio. Nel concetto della "casa passiva" o della casa ad alta efficienza energetica si realizza l'idea che una casa può essere progettata e realizzata per mantenere un microclima interno confortevole anche senza un vero e proprio impianto di riscaldamento.


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